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Comprendere il miracolo.
Sull’azione chimica della xeronina


Nelle culture tropicali il frutto della pianta Morinda Citrofolia, altrimenti detta ”Noni”, è noto da migliaia di anni. Di recente è stata presentata all’opinione pubblica come integratore alimentare. Sono davvero incredibili le proprietà che si addicono a questo frutto, e pertanto le origini di tali effetti benefici non sono ancora del tutto studiate a livello teorico.

L’elemento più importante di Noni è un alcaloide chiamato ‘proxeronina’. Il succo di Noni cresce nella natura selvaggia e contiene 800 volte tanto la quantità di proxeronina contenuta nell’ananas (la seconda fonte naturale di questa sostanza). Quando beviamo un bicchiere di succo di Noni, grazie alla fase digestiva, la proxeronina giunge nell’intestino crasso e di qui viene trasportata nel fegato. Il fegato è il contenitore di molte sostanze nutritive essenziali per il nostro corpo. Ogni due ore il fegato immette un determinato quantitativo di questa proxeronina nel flusso sanguigno, in modo ché essa giunga nei diversi tessuti del corpo.

Una volta esaurito questo passaggio, dobbiamo trasferirci sul piano molecolare per capire ciò che accade. Guardando meglio, possiamo riconoscere che la proxeronina è una molecola dal peso molecare di 17.000 unità (per capire la dimensione: la molecola dell’acqua ha un peso molecolare di 18). La sua forma è quella di un manubrio dalle estremità ingrossate. Affinché la proxeronina possa poi trasformarsi nella xeronina – la molecola attiva – necessita dell’aiuto di una enzima precisa, il proxeronase, presente in quantità eccessive nel nostro corpo. Il processo che trasforma la proxeronina nella xeronina è molto complesso, ma detto semplicemente accade quanto segue: la proxeronina avvolge il proxeronase, quest’ultima enzima unisce le due estremità della proxeronina e quindi le separa dalla catena, ora diventata inutile. Le due parti ingrossate, ora unite, producono a loro volta assieme alla serotonina la molecola relativamente piccola della xeronina.

La xeronina prodotta dalla proxeronina si unisce ora alle proteine presenti nel corpo, affinché esse diventino attive. Per capire bene questo processo, dobbiamo sapere qualcosa di più sulle proteine.

Le proteine sono le sostanze attive forse più importanti del nostro corpo. Il nome deriva dal greco ‘proteios’ e significa ‘primario’ o ‘innanzitutto’, e questo ci fornisce la chiave per comprenderne il significato. Le proteine si compongono di lunghe catene di aminoacidi. Ce ne sono venti, di cui ha bisogno il corpo per costruire le varie proteine. Questi aminoacidi si uniscono grazie a specifiche sequenze date dal DNA di ognuno di noi. E’ proprio la diversa successione degli aminoacidi nella proteina che ne determina la struttura. La catena si avvolge su se stessa e si raggruppa per formare, o un enorme grumo di aminoacidi, o una proteina.

Le proteine hanno funzioni diverse ma molto importanti nel corpo. In primo luogo nutrono la struttura dei nostri capelli, della pelle e delle ossa. Nella maggior parte sono le proteine a nutrire la sostanza del corpo, fin dentro le singole cellule. In secondo luogo sono le proteine a rendere possibile il trasporto delle sostanze chimiche all’interno della cellula e al suo esterno. Le proteine giungono attraverso la membrana fin dentro la cellula, di qui attraggono importanti sostanze nutritive permettendo così a queste ultime di entrare all’interno della cellula. In terzo luogo le proteine agiscono al pari degli ormoni. In questa funzione esse sono in grado di coordinare tutti i processi del corpo sul piano molecolare. In quarto luogo fungono come anticorpi e aiutano il sistema immunitario. Gli anticorpi si attaccano agli elementi aggressori estranei (p.es. i virus) in modo da indebolirli e combatterli. E in ultimo, le proteine agiscono come enzimi facilitando l’attività chimica nel corpo. Il nostro corpo trasforma continuamente le composizioni chimiche, componendole e scomponendole: sono le proteine che rendono possibile questo processo.

Ora che è chiara l’importante funzione delle proteine, bisogna sapere che molte di queste proteine non possono svolgere il proprio compito senza la xeronina. In alcune proteine ci sono caratteristiche specifiche grazie alle quali esse possono unirsi alla xeronina. Non tutte le proteine hanno bisogno della xeronina per diventare attive, ma molte di esse, fondamentali per la vita e che funzionano come ormoni, anticorpi o enzimi, necessitano della xeronina. Quando la xeronina si è unita alla proteina, essa rende possibile lo svolgimento del compito trasformando l’energia sottratta all’acqua in energia utile, o a livello chimico, o a livello elettrico. Ma vediamo più da vicino anche questo tipo di processo.

L’acqua contiene un’enorme quantità di energia. La molecola dell’acqua è costituita da un atomo di ossigeno in stretta relazione con due atomi di idrogeno (H2O). Quando si trovano assieme numerose molecole di acqua (come in un bicchiere d’acqua), l’ossigeno di alcune viene attratto dalle molecole di idrogeno di altre. Questo fenomeno è noto come composto d’idrogeno. Questo composto di idrogeno (composto H) non ha la stessa forza della composizione originaria all’interno della molecola stessa, ma sommando tutti i composti di idrogeno all’interno di una tazza piena d’acqua, essa può produrre qualcosa di più forte dell’acciaio. In realtà, non tutti gli atomi di idrogeno e di ossigeno stanno insieme in questo tipo di composto H. Grazie a un esperimento si è provato che il 15-20% di tutti i composti H possono scomporsi in qualsiasi momento. L’acqua è da sempre un segreto per gli scienziati, perché i fatti non sono calcolabili. Analizzando l’acqua, si può constatare che da un lato, sebbene si fosse scomposto il 20% dei composti H, essa dovrebbe avere di fatto una struttura ‘più dura dell’acciaio’. Dall’altro invece, guardandola e osservandola semplicemente, è evidente che la sua struttura non è affatto ‘dura come l’acciaio’ ma molto debole. Ed ecco la soluzione: se i composti H si decompongono secondo il principio del caso in tutto il liquido presente, allora la struttura rimane forte; se però essi si decompongono lungo una linea, allora l’acqua si comporta come un liquido. Se allora questi composti H si rompono continuamente lungo una linea ma attraverso tutto il liquido, essa presenterà le caratteristiche tipiche dell’acqua e così la forza dei composti e le caratteristiche visibili (cioè il suo essere liquido) diventano compatibili.

Così diventa comprensibile, dove la xeronina prende il potere di attivare la proteina. A causa di queste separazioni permanenti dei composti H, l’acqua forma forti ‘blocchi’ che scivolano via, l’uno accanto all’altro, trascinando e portando con sé tutto quello che trovano lungo il percorso. Se - visto sul piano teorico - fossimo in grado di dirigere questa scomposizione ‘a mo’ di cerniera’ caratteristica dei composti H, potremmo determinare i punti in cui questi blocchi d’acqua si rompono. Ed è esattamente quello che fa la xeronina. Grazie alla sua singolare struttura chimica può emettere un segnale che dirige le soluzioni H all’interno dell’acqua. Determinando i punti in cui i composti si rompono, la xeronina può anche - assai velocemente – dirigere i movimenti di questi enormi blocchi d’acqua. Mentre i blocchi d’acqua scorrono, l’uno davanti o accanto all’altro, nel mezzo, in modo specifico e straordinario, essi trascinano e portano con sé la proteina. Questo è un processo molto forte che assegna alla proteina una grande forza di azione che essa poi usa per svolgere il proprio lavoro utile.

Questo processo avviene in tutte le forme di vita. Sia le piante che gli animali producono la xeronina dalla proxeronina e utilizzano quindi la xeronina per la mobilità delle loro proteine, esattamente come lo facciamo noi esseri umani. Ciò significa che tutti i tessuti sani di piante e animali contengono la proxeronina. Effettivamente riceviamo la nostra proxeronina dagli alimenti che mangiamo. E allora sorge la domanda: se ci procuriamo la proxeronina con l’alimentazione, perché dovremmo avere bisogno del succo di Noni per aggiungere altra proxeronina a quella già assorbita dagli alimenti? Ecco la risposta.

E’ vero che mangiando normalmente assimiliamo anche la proxeronina. Basterà? Assieme a tutto il bene fatto dalla moderna civiltà sono nati anche una serie di problemi assolutamente nuovi. Con il drammatico aumento della popolazione nel ventesimo secolo l’agricoltura ha drasticamente cambiato aspetto per tenere il passo con l’accresciuto fabbisogno. E questa aumentata produzione agricola ha reso inevitabile uno sfruttamento eccessivo del terreno negli enormi spazi usati per le piantagioni. Gli additivi chimici usati per eguagliare l’uso spropositato del terreno non erano sufficienti, però, al fine di fornire tutte le necessarie microsostanze nutritive per crescere le piante in modo sano e naturale. Lo svuotamento del terreno e l’insufficiente concimazione chimica hanno reso malati e deboli i raccolti e di conseguenza hanno condotto a un deficit di molte sostanze nutritive di importanza vitale per noi, come per l’appunto la proxeronina.

Accanto all’indebolimento del terreno c’è inoltre una ridotta offerta di alimenti che rende necessario un apporto ulteriore di proxeronina. Il nostro modo di vivere veloce nella società moderna ha prodotto un’offerta di alimenti carenti di molte sostanze importanti. Al giorno d’oggi, l’uomo medio non riceve più un’alimentazione equilibrata che apporta la proxeronina nella giusta quantità per svolgere bene le funzioni vitali: ecco perché nasce il bisogno di integrare la proxeronina. Certamente sarebbe la cosa migliore riuscire a procurarsi tutta la proxeronina necessaria per un corretto funzionamento del corpo dagli alimenti, ma non sempre è possibile. Così diventa necessario integrarla.

Una serie di fattori ulteriori determina inoltre un fabbisogno maggiore di proxeronina nell’alimentazione. La malattia e una vita molto attiva richiedono più proteine nel corpo. E affinché le proteine possano svolgere il loro duro lavoro e rispondere alle richieste dovute, esse hanno bisogno di più xeronina. E per produrre più xeronina c’è bisogno di più proxeronina nell’alimentazione quotidiana. Anche l’età avanzata comporta un maggiore impegno di sostanze nutritive per mantenere un corpo sano. E una di queste sostanze è la proxeronina.

Tutte le situazioni elencate indicano una maggiore richiesta di proxeronina da parte del corpo rispetto a quella normalmente assimilata. Se questo fabbisogno non viene esaudito, le proteine non possono rispondere alle richieste del corpo. Se accade questo, seguono malattie, spossatezza, esaurimento e a volte la morte. E’ addirittura possibile che molte delle nostre malattie moderne siano in realtà una conseguenza di una mancanza di xeronina nel corpo.

Se effettivamente è così, una maggiore assimilazione di proxeronina agirà preventivamente e inoltre provvederà a ‘curare’ queste malattie. Su questo principio si basano per altro molti attributi ascritti al succo di Noni. Chi ha una bassa percentuale di xeronina nel corpo, sente prontamente gli effetti negativi dell’incapacità di azione delle proteine. Quando poi viene innalzata questa percentuale, bevendo il succo di Noni e portando il livello di xeronina a una quantità nuovamente ‘sana’, la persona percepirà ciò che viene generalmente definito come ‘miracolo’. Il motivo per cui molte persone si affidano al ‘miracoloso’ succo parlando degli straordinari risultati ottenuti è da spiegarsi col fatto che il succo di Noni apporta una sostanza nutritiva vitale – la proxeronina – che in alcuni casi manca clamorosamente nella loro alimentazione quotidiana.
Questo è il motivo per cui il succo di Noni è un prodotto unico per la salute. Invece di dare al corpo sostanze chimiche per funzionare meglio, come lo fanno molte droghe e numerosi farmaci, il succo di Noni fornisce la pre-sostanza di questa sostanza chimica attiva e fa sì che il corpo stesso riprenda in mano il timone per gestire le sue funzioni. Il succo di Noni fornisce la proxeronina al corpo, e il corpo regola la sua assimilazione usandone la quantità utile per tenere un buon livello. Il resto viene eliminato. Per questo motivo si può escludere il rischio di assumere una dose eccessiva bevendo il succo di Noni.

Ora che siamo a conoscenza del ruolo importante che svolge la xeronina nel nostro corpo, proviamo ad addentrarci in alcuni segreti della scienza spiegabili attraverso le nuove nozioni acquisite.

Come già detto, la xeronina viene utilizzata sia nel mondo animale che nel mondo delle piante. Ma la differenza tra questi due mondi sta nel modo in cui la decompongono/eliminano, quando non serve più. Quando la xeronina ha svolto il proprio compito, diventa importante per l’organismo l’eliminazione di quella utilizzata affinché non continui a esercitare la propria azione laddove non serve più. Se avessimo troppa xeronina che stimola le proteine a lavorare più del dovuto, ciò creerebbe non pochi problemi. Ma la soluzione è data ancora una volta dalla natura stessa. La xeronina è un composto chimico molto instabile. Lasciata al proprio destino, essa decade e diventa inutilizzabile. Il maggior numero delle forme di vita lascia decadere infatti la xeronina.
Non le piante: qui le cose procedono in altro modo. Mentre quasi tutti gli esseri viventi (noi compresi) eliminano semplicemente la xeronina, molte piante desiderano trattenere la xeronina per conservarla, dato che contiene il prestigioso azoto. Per conservarla e al contempo disattivarla, la pianta aggiunge fili e grumi di ‘rifiuti molecolari’ alla xeronina affinché non decada e non si aggreghi nemmeno a qualche proteina. Quando la xeronina è stata caricata con questi ‘rifiuti molecolari’, ne nasce la ben nota combinazione detta ‘alcaloide’.
Gli alcaloidi furono i primi composti biochimici a essere isolati dal mondo scientifico. Attualmente si conoscono oltre 10.000 alcaloidi. Alcuni di questi contengono nicotina, cocaina, eroina, o morfina. Fino a oggi la scienza non è in grado di spiegarci perché le piante contengono gli alcaloidi e qual è la loro funzione nella pianta. Avendo compreso la natura della xeronina, vediamo che in realtà questi alcaloidi non sono altro che forme alterate della xeronina e che la loro funzione è quella di stabilizzare la stessa xeronina per conservarla al fine dell’assimilazione dell’azoto.

Tutto ciò è molto bello per la pianta di per sé che produce questi alcaloidi, ma la cosa cambia nel momento in cui noi li ingeriamo. Assolutamente innocui e non attivi all’interno della pianta, gli alcaloidi, essendo dei corpi estranei al nostro organismo ma simili nella loro struttura alla xeronina, le proteine li riconoscono come se fossero la xeronina e quindi si fanno attivare. Se per esempio si fuma una sigaretta, arriva una grande quantità di nicotina nel corpo. Sebbene la nicotina nella pianta di tabacco non fosse attiva, essa è sufficientemente simile alla struttura della xeronina per cui inganna le proteine del corpo. Esse accettano la nicotina come se fosse xeronina (e quindi la accettano al posto della xeronina) di cui in realtà lo stesso corpo avrebbe bisogno. Appena la nicotina ha occupato il posto della xeronina all’interno della proteina, essa attiva la proteina esattamente come avrebbe fatto la xeronina, solo in modo meno efficace. Avendo la stessa struttura di base, la nicotina continua ad averne le stesse proprietà, e cioè il potere di attivare la proteina, ma lo fa meno bene a causa dei ‘rifiuti molecolari’ che si porta dietro e che dovrebbero impedire esattamente questo processo.
Ora, continuando a fumare e a intromettere nicotina nel proprio corpo, il corpo si adeguerà alla nicotina e cambierà leggermente la forma delle sue proteine affinché si associno meglio con la nicotina che non con la xeronina. Questa è la base molecolare della dipendenza. La richiesta del fumo aumenta, perché molte proteine hanno letteralmente bisogno delle molecole di nicotina per svolgere le proprie funzioni nel corpo, così come un tempo la stessa proteina aveva bisogno della xeronina. Più si fuma, più proteine vengono trasformate da proteina-xeronina in proteina-nicotina, e – ovviamente – più difficile diventa smettere di fumare. Quando si decide di smettere, ciò risulta difficoltoso e doloroso perché molte proteine – ora che manca la nicotina – non sono più in grado di funzionare bene. Questo è il motivo per i sintomi di astinenza.

Lo stesso processo vale per tutti gli alcaloidi estranei al nostro corpo che noi assumiamo, compresi la caffeina, la cocaina, l’eroina, la morfina, ecc. Quando assumiamo questi alcaloidi - di fatto sostanze estranee al nostro corpo - le nostre proteine si adeguano e la nostra richiesta naturale di xeronina si trasforma in un fabbisogno innaturale di questi alcaloidi.

Il motivo per cui siamo ‘brilli’ dopo aver ingerito questi alcaloidi è molto semplice. Siccome essi sono molto simili alla xeronina, al punto tale da ingannarci, essi garantiscono la continuità dell’azione delle proteine. Se noi inondiamo il nostro corpo con questi alcaloidi a noi estranei (come per esempio le droghe), essi stimolano le nostre proteine a un’iperattività e provocano quindi una sensazione di euforia. Le diverse droghe hanno effetti diversi proprio a causa della non eguale quantità di ‘rifiuti molecolari’ appiccicati alla loro struttura originaria. La cocaina suscita un altro effetto nel nostro corpo rispetto alla morfina, per esempio, grazie alla leggera differenza nella loro struttura, differenza che limita o amplia determinati aspetti della funzione naturale della xeronina. La chiave è sempre la stessa: tutte imitano la funzione naturale della xeronina. Molti alcaloidi vengono usati nella farmacologia come droghe, ma alla base di ogni effetto farmacologico di questi alcaloidi c’è la funzione naturale della xeronina.

Forse qualcuno potrà chiedersi come mai risulti tanto facile la dipendenza e tanto difficile un successivo allontanamento da queste sostanze. La risposta è semplice, se abbiamo ben compreso la vera natura del fenomeno della stessa dipendenza. Una volta assunto un alcaloide in grande quantità, questa persona ha letteralmente inondato il proprio corpo con questo alcaloide. La grande affluenza di alcaloidi estranei all’organismo travolge la quantità minore di xeronina naturale presente e deforma molto velocemente tante proteine.
Conoscendo il ruolo della xeronina nel corpo, possiamo ampliare lo spettro del suo uso. Uno dei tanti può essere il campo dei cosmetici. Come abbiamo già spiegato, il fegato è il principale organo contenente la proxeronina, e il secondo è la pelle. La proxeronina viene trasformata in tutto il corpo nella xeronina, pelle inclusa. Per mantenere sana e liscia la sua superficie, la pelle ha bisogno di molta proxeronina. Una mancanza può suscitare una condizione malsana e creare numerosi altri problemi. Inoltre la proxeronina serve per mantenere sani i capelli e la cute. Se dovesse regnare anche qui una deficienza, un ulteriore apporto di proxeronina determina benefici a entrambi gli elementi.

Sappiamo già che gli alcaloidi non sono altro che imitazioni della xeronina prodotte dalle piante ai fini di conservazione. Per questo motivo la xeronina sa fare tutto quello che possono fare questi alcaloidi, se non meglio e in modo naturale. Le endorfine sono gli ormoni responsabili per le buone sensazioni nel corpo. Esse si uniscono a certe proteine proprio come fa la xeronina. Quando la xeronina e l’endorfina sono legate alla stessa proteina, la xeronina conduce l’energia dell’acqua dentro l’endorfina e l’endorfina produce quella sensazione di ‘benessere’. La scienza indaga tuttora sul modo in cui l’endorfina produce queste sensazioni, ma noi sappiamo che sono le endorfine a essere responsabili del nostro ‘sentirci bene’. Comunque sia, senza la xeronina l’endorfina di fatto è inutile.

L’azione stimolante della xeronina si rispecchia nell’azione della sua cugina, la caffeina, l’alcaloide che la imita. Quando bevete una tazza di caffè la mattina, la caffeina inonda il vostro corpo. Queste molecole della caffeina si aggregano subito alle proteine presenti nel corpo, prendono cioè il posto della xeronina e le attivano. Siccome sono tante queste molecole di caffeina che vengono assunte bevendo una tazza di caffè, le proteine possono lavorare molto di più. L’effetto provocato da una quantità significativa di xeronina pura è pari all’effetto della caffeina. L’effetto stimolante della xeronina può sviluppare un potenziale sorprendente. Può migliorare la capacità di un atleta, come può aumentare la capacità di concentrarsi e di pensare in piena lucidità.

Qui abbiamo elencato solo alcuni campi in cui il potere curativo del succo di Noni può essere impiegato: la lista è molto lunga invece.

I consumatori del succo di Noni hanno già sperimentato l’effetto straordinario suscitato in molti ambiti del corpo da un integratore di proxeronina. L’unico limite di un ulteriore potenziale della xeronina e della proxeronina è dato dalla nostra capacità immaginativa.

(da Understanding the Miracle, Interviste a cura di Kelly Olsen con il Dr. Ralph Heinicke, giugno 1998)


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12/6/2003: La Commissione Europea approva il Noni