Nel programma televisivo di Santoro sul caso "Mucca Pazza", durante la proiezione di un documentario, e' apparsa l'immagine di decine di carcasse di bovini abbandonate su un terreno vicino alla cascina di un allevatore lombardo. Una carcassa di bue morto alcuni giorni fa, non si dice come, viene bruciata dentro una fossa con legna e benzina. Ma il risultato non e' certo quello di un incenerimento scientifico.
SILENZIATORE SULLA MUCCA PAZZA
Il cronista chiede come mai non si sia disposto di togliere subito di mezzo le carcasse delle altre decine di bovini deceduti per malattia. Un uomo, forse il proprietario dell'allevamento, risponde che normalmente le carcasse, in giornata, venivano ritirate dall'industria che produce e distribuisce i mangimi. Un servizio realizzato senza compenso alcuno perché l'impresa trae vantaggio nel triturare ossa e carne di quelle vacche o buoi, trasformandole in farina come mangime da vendere agli allevatori. Ma da quando e' scoppiato il caso "Mucca Pazza", nella zona i fabbricatori di mangime, che passavano a ritirare le carcasse, sono spariti.
E' da tutti risaputo, e ne sono ben a conoscenza gli allevatori di bovini e produttori di mangimi, che all'indomani della tragica esplosione del morbo Bse avvenuta in Inghilterra circa 12 anni fa, il ministero della Sanità britannico intervenne ordinando l'abbattimento immediato di migliaia di capi sospetti di aver contratto il morbo. Fu avviata un'indagine scientifica che duro' qualche mese, alla fine si scopri' che, senza dubbio alcuno, la causa di quell'epidemia era da ricercare nel mangime che si propinava agli animali d'allevamento; cioè in particolare alla farina ricavata dalle carcasse di vitelli, buoi e vacche morte per malattia, per cui, di fatto, i bovini venivano costretti a cibarsi di propri simili diventando quindi veri e propri cannibali. Di li' a qualche tempo, esattamente nel 1990, l'Unione Europea, da Bruxelles, emanava un documento in cui di fronte alla emergenza BSE si arrivava a suggerire, ai responsabili dell'agricoltura e della salute d'Europa, la disinformazione come strumento per tranquillizzare l'opinione pubblica. In poche parole: "Dite ai cittadini che non c'e' alcun pericolo, che il caso e' circoscritto.
Mangiate tranquilli tutta la carne e le frattaglie che volete!". Ma anche da noi, come denuncia l'attuale ministro Pecoraro Scanio, in quel tempo i Comitati scientifici, agendo sullo stesso piano dei responsabili, pardon, degli irresponsabili, della CEE hanno elargito al pubblico affermazioni rassicuranti al limite dell'incoscienza e i politici gli sono andati appresso.
Bisogna ammettere pero' che il nostro governo e' stato sollecito, unico in Europa, proprio dieci anni fa, ad emanare una legge che vietava drasticamente di produrre quella farina e soprattutto di venderla agli allevatori ed ancora vietava a questi ultimi di farne uso nell'alimentazione dei bovini. Di questa legge si parlo' più volte sia in televisione che sui giornali.
Ma torniamo all'inchiesta documentata nel servizio televisivo di Santoro: interrogati, gli allevatori lombardi assicurano che da moltissimo tempo essi non fanno uso di mangime tratto da animali ed egualmente i produttori di quel mangime assicurano d'averne cessata la produzione ormai da anni. Un operatore della Rai, in compagnia di una giornalista, si reca ad intervistare altri agricoltori e costoro ammettono che la più importante produttrice di mangime della zona, ha continuato per anni, fino a qualche settimana prima, a "lavorare" le carcasse di animali morti e a trarne, oltre che mangime, anche una gran quantità di olii usati perfino nell'industria dolciaria.
Alla giornalista l'informazione sembra troppo assurda: "Com'e' possibile che una cosi' importante industria si esponga al rischio di essere chiusa all'istante grazie a una normale operazione di controllo dei NAS?" Ad ogni buon conto, i due giornalisti si recano a far visita ai capannoni della grande fabbrica riuscendo a entrare nell'enorme deposito dei mangimi, senza che nessuno si preoccupi di fermarli.
Esterrefatti riprendono la scena che tutti noi telespettatori abbiamo visto sullo schermo: una vera e propria montagna alta parecchi metri di farina di carcasse, una quantità tale che per poterla smaltire ci vorrebbero qualche centinaia di camionate stracolme.
Una scoperta analoga e' stata realizzata dai carabinieri nella bergamasca qualche giorno fa: un capannone immenso era stato individuato pieno zeppo di mangime che emanava oltretutto un olezzo insopportabile di materia organica in stato putrefazione. Il ministro Pecoraro Scanio dichiarava che purtroppo alcune grosse imprese che producono mangime "fuori legge" hanno continuato e continuano tuttora a smerciare quelle merci pericolosissime per la salute sia degli animali che degli uomini.
Si e' scoperto inoltre che non pochi allevatori erano coscienti o perlomeno sospettavano che quelle polveri fossero a rischio, ma dichiaravano che si ritrovavano costretti a propinarle ai loro animali poiché, se non si riusciva far raggiunger loro in breve tempo il peso standard imposto dal mercato, quei capi non sarebbero stati accettati.
Altri allevatori, a costo di perdere la certezza di collocare i propri animali "insufficientemente ingrassati", si rifiutavano di propinare loro quel mangime. E uno dei casi esemplari e' quello dell'allevatore di Verona che ha vissuto una vera e propria tragedia: una delle sue vacche macellate, a un primo esame (analisi immediata), e' risultata infetta. L'agricoltore attonito andava ripetendo che non aveva mai rovesciate nella greppia quelle farine a base di carcasse animali. Si poteva scorgere facilmente nell'espressione dei giornalisti che lo intervistavano, che nessuno di loro gli stava dando fiducia.
Ma, come in uno stupendo thriller a lieto fine, ecco che da Torino dopo una settimana e' giunta la notizia che quell'allevatore era assolutamente innocente.
A questo punto arriva anche l'informazione che l'emergenza Mucca Pazza costerà allo stato italiano 280 miliardi solo per abbattere gli animali infetti e seppellire le carcasse. Forse sarebbe il caso che, una volta tanto, si individuassero i reali responsabili di questo disastro: chi ha continuato a produrre farine animali e chi ha continuato a somministrarle agli animali e chi non ha effettuato controlli e ha nascosto la gravita' del problema. E presentare loro il conto di questo disastro. Oppure ancora una volta vogliamo che la collettività si accolli i costi della "furbizia" di alcuni?
Ma forse non e' il caso di vedere la situazione cosi' rigidamente. La forza dell'italiano, inteso come popolo, sta proprio in questa sua straordinaria capacita' di reagire ai rovesci della storia con la compattezza di una grande famiglia.
In fondo il disastro della Mucca Pazza e' paragonabile ai guasti ineluttabili di un'inondazione o di un terremoto.
Vogliamo stare a sottilizzare su chi ha costruito, dove, come, se ci ha messo il cemento, e chi ha cementato i torrenti e chi ha tagliato i boschi...?
Sottilizzare ci costerebbe una fortuna in inchieste e processi e nessuno ne trarrebbe vantaggio. Tiriamo giù una bella linea rossa e ripartiamo da zero.
C'e' stato il condono fiscale "tombale", il condono edilizio totale. Sarebbe un'ingiustizia che ora, con i poveri fabbricanti di mangimi cannibali, si volesse sadicamente ritenerli responsabili delle loro azioni. L'Italia, lo ripetiamo, e' forte perché ha sempre saputo andare oltre: "chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato, scuordammece 'o passato e nun ne parlammo cchiu'".
PS. Scienziati illustri e coscienti hanno già avvertito che se si continua a dar da mangiare a polli, conigli, maiali e pesci mangimi contenenti farine ricavate da carogne liofilizzate c'e' un grande rischio di trovarsi a breve tempo di fronte all'esplosione di epidemie disastrose. Ma nessuno vuol farci caso per evitare l'esplosione del panico. Quindi fermi tutti!
Stiamo buoni, aspettiamo che la gente si spaventi solo quando si ritroverà sdraiata nel feretro.
Dario Fo e Franca Rame
di Alkatraz
Leggete il Dossier Monsanto:
"L'ALIMENTAZIONE TRANSGENICA E' UNA QUESTIONE DI OPINIONI.
MONSANTO CREDE CHE DOBBIATE ASCOLTARLE TUTTE".